STORIA DEL NOSTRO COMUNE...
...CASTEL ROCCHERO
Come la maggior parte dei borghi astigiani, Castel Rocchero
deve la sua origine a un presidio militare posto a guardia e difesa della via di
comunicazione che da Acqui conduce in Valle Belbo.
Già praticata in epoca romana e mai caduta in disuso neppure
nei secoli bui delle invasioni barbariche, la strada era facilmente
controllabile dal castello (castrum) che sorgeva sul punto più alto e
scosceso (ruché, rocca, rupe) della collina, interamente circondata da
possenti mura di cui ancora a metà Ottocento era possibile scorgere i resti.
Le prime notizie storiche risalgono al 967, quando il paese è
compreso fra i possedimenti di Aleramo insieme a numerosi altri borghi e
mansi compresi fra il Tanaro e l'Orba, la cui giurisdizione fu affidata
dall'imperatore Ottone a questo suo vassallo che divenne il capostipite della
gloriosa dinastia dei Marchesi di Monferrato.
Raffigurato dalla tradizione come figlio di una coppia di
nobili tedeschi in pellegrinaggio verso Gerusalemme abbandonato in Sezzadio,
vissuto miseramente in gioventù facendo il carbonaio e perdutamente innamorato
della bella Alasia (da cui deriverebbe il nome la cittadina ligure di Alassio),
Aleramo divenne ben presto il prototipo del cavaliere romantico e volitivo, che
ha saputo entrare nelle grazie dell'imperatore con la propria lealtà e il
proprio coraggio ed ottenere la giurisdizione su tutte le terre che fosse
riuscito a percorrere in tre giorni di frenetica cavalcata.
Nel corso dell'impresa, per non perdere tempo, avrebbe ferrato
il proprio cavallo aiutandosi con un mattone e dando così il nome (Monferrato,
munfrà) a tutto il territorio da lui percorso e poi amministrato.
I suoi successori, tra alterne vicende, seppero ritagliarsi un
ruolo di primo piano nello scenario politico e bellico dell'Italia medioevale e
anche la fortezza di Castel Rocchero divenne un punto strategicamente
importante, tanto da essere oggetto di contese e guerre tra i vari potentati del
Piemonte meridionale.
Nel 1310 il marchese Bonifacio di Incisa riesce finalmente a
riunire Castel Rocchero al suo dominio, dopo l'investitura imperiale ricevuta in
Asti. Il periodo di relativa tranquillità dura però solamente qualche decennio,
perché il cambio di padrone arriva prontamente nel 1336, quando il marchese di
Monferrato Teodoro I Paleologo infeuda il paese al ricco Obertone Scarampi (di
famiglia mercantile astigiana), ricevendo in cambio ben 12.236 fiorini d'oro,
una somma enorme per l'epoca. Il figlio di Obertone, Baldovino, ebbe solo una
figlia femmina, Beatricina, che andò sposa al conte Alberto di Biandrate di San
Giorgio, la cui famiglia esercitò per lungo tempo il dominio su Castel
Rocchero.
Il XV secolo vede da un lato il radicarsi di potentati locali -
come i Dagna di Acqui che ottengono il diritto sui pedaggi - dall'altro il
consolidarsi dell'autorità del Marchese di Monferrato, che nel 1435 ha la
conferma del feudo da Ludovico di Savoia.
Nel frattempo la popolazione è impegnata in una violenta
contesa con Acqui per l'uso dei boschi. La situazione degenera in vere e proprie
zuffe a mano armata tra gli abitanti di Castel Rocchero, cui sono alleati quelli
di Castelvero, Ricaldone, Alice e Montabone, e i proprietari acquesi delle
foreste. Le scorribande non vengono fermate né dagli editti marchionali, né
dalle punizioni corporali; gli Acquesi alla fine reagiscono devastando e
incendiando le case di Castel Rocchero, nel 1495.
Con il passare dei secoli si alternano anche le famiglie nobili
a cui è affidata la giurisdizione feudale. Nel 1526 è la volta di Ottavio,
Giovanfrancesco e Agostino di Santa Maria ad essere investiti di parti e
porzioni del luogo, castello, redditi, ragioni, beni, diritti e giurisdizione;
ad essi si aggiungono, nel 1534, i fratelli Pietro, Antonio e Alessandro De
Sburlati.
Solo nel 1635 Federico Aldobrandino di San Giorgio riesce a
riunire nelle sue mani tutta la giurisdizione e ('intero castello, ma gli
Sburlati continuano ad avere poderi e pedaggi fino al 1708 e oltre. Il 7 luglio
1714 metà castello viene nuovamente venduto a Francesco Beltrambi, infeudato dal
Duca di Mantova.
I Beltrambi mantengono il potere anche dopo la fine del
Marchesato di Monferrato e l'unificazione del Piemonte sotto i Savoia e solo nel
1833 lasciano il posto ai conti Blesi, di antichissima famiglia acquese, dal
caratteristico stemma argentato con al centro un bastone nodoso.